Una “Vigna” a due passi dal cuore di Torino
Riaperta al pubblico dopo un accurato restauro, ritrova l’antico splendore la Villa della Regina, fondale scenografico della città, al centro dei giardini all’italiana con padiglioni, giochi d’acque e aree agricole nuovamente produttive. Nata nel Seicento come vigna di corte collinare del cardinal Maurizio e della principessa Ludovica, fu residenza prediletta di duchesse, principesse e regine di Casa Savoia fino all’Ottocento.
La dimora aulica, con gli Appartamenti Reali affacciati sullo straordinario salone, riflette nelle decorazioni e negli arredi il gusto per le arti preziose e per l’esotismo in voga presso le corti europee nel Settecento.
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Adagiata sulla collina torinese e affacciata sul centro della città, Villa della Regina è un vero e proprio fondale scenografico di Torino, circondata da suggestivi giardini all’italiana con giochi d’acqua, grotte e aree agricole nuovamente produttive. La sua denominazione deriva dalla destinazione prettamente femminile: questa residenza fu appannaggio delle consorti sabaude, che plasmarono il luogo infondendogli il loro raffinato gusto. Nata intorno al 1615 come vigna, cioè residenza collinare, del cardinale Maurizio di Savoia, la proprietà passò quindi alla sua giovane nipote, la principessa Ludovica Cristina, sposata nel 1642 dopo aver lasciato la porpora cardinalizia. Da quel momento e fino a metà Ottocento divenne residenza prediletta di principesse, duchesse e regine di casa Savoia.
Con il passaggio ad Anna Maria d’Orléans, consorte di Vittorio Amedeo II, presero l’avvio importanti lavori di rimaneggiamento dell’edificio: nel 1713 la coppia acquisì il titolo regio, la residenza assunse la denominazione di Vigna della Regina e fu radicalmente trasformata secondo i progetti del nuovo architetto di corte Filippo Juvarra. Nelle sale del piano nobile, distribuite in un appartamento per la regina e uno per il re, vennero realizzate eleganti volte a stucco bianco impreziosite dalle tele del pittore Claudio Francesco Beaumont.
Dagli anni Trenta del Settecento i progetti juvarriani per Villa della Regina furono portati avanti dal suo allievo, Giovanni Pietro Baroni di Tavigliano. A questa fase si deve la realizzazione del grande salone d’accesso alla Villa, affrescato dai pittori Giuseppe Dallamano, Giambattista Crosato e Corrado Giaquinto. Negli stessi anni i quattro gabinetti (salottini) collocati nei torrioni angolari, vennero decorati e arredati con oggetti alla China secondo il gusto per l’Oriente in voga presso le corti europee settecentesche.
A partire dal 1865 la villa cessò di essere residenza di corte e divenne sede dell’Istituto Nazionale delle Figlie dei Militari. Gli spazi vennero utilizzati come aule per le lezioni del collegio, sale di ricevimento per le personalità in visita, camere da letto per la direttrice e il corpo docente. Alcuni degli arredi originari furono trasportati da casa Savoia a Roma, per arredare le sale del palazzo del Quirinale: i pannelli che ornavano uno dei gabinetti alla China, la biblioteca realizzata dal celebre ebanista Pietro Piffetti per Carlo Emanuele III, le tele di Corrado Giaquinto con il ciclo delle storie di Enea.
Ulteriori impoverimenti, in particolare all’Appartamento della Regina, furono causati in momenti successivi dai bombardamenti degli anni 1942-1943 e dal furto avvenuto nel 1979, successivamente all’abolizione dell’Istituto Nazionale delle Figlie dei Militari nel 1975.
Il percorso di rinascita di Villa della Regina, intrapreso dal 1994 grazie alla Soprintendenza e ad enti e istituzioni pubbliche e private, è stato reso possibile da un pionieristico cantiere di restauro e di studio. Nel 2008 l’attesa riapertura al pubblico è stata festeggiata con la prima nuova vendemmia ottenuta dalle uve del vigneto reimpiantato sul versante della collina.
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