VILLA MELETO

comune di Agliè

Il rifugio poetico di Guido Gozzano

 

Più bel piacere davver non c’è
che andare ad Agliè
che andare ad Agliè
(primi versi di un Gozzano fantile)

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Nella campagna alladiese sorge Villa Meleto appartenuta al poeta Guido Gozzano, uno dei più importanti poeti del Crepuscolarismo italiano, che la elesse come rifugio e fonte d’ispirazione per molte delle sue opere. La villa, dimora ottocentesca in stile liberty, indissolubile legame del poeta con il paese di Aglié, fu costruita nella seconda metà dell’Ottocento e lasciata in eredità dal senatore Massimo Mautino, nonno di Guido, alla figlia Diodata.

Il nome “Meleto” deriva dalla presenza di alberi di melo nel parco circostante, in cui la villa è immersa. Il parco, oltre agli alberi di melo è caratterizzato da alberi secolari, sentieri ombrosi e fiori spontanei, contribuendo a creare un’atmosfera di quieta malinconia. Questo luogo è stato spesso celebrato nelle sue poesie, dove il tempo sembra sospeso tra il passato glorioso e la dolce decadenza del presente.
La villa conserva intatti gli arredi d’epoca, gli oggetti personali e l’atmosfera che ispirò molte delle opere del poeta crepuscolare. Passeggiando tra le stanze e il parco, si possono scoprire dettagli della vita quotidiana di Gozzano e comprendere meglio il legame tra il suo mondo poetico e Agliè.
Molte lettere ed altrettante poesie fanno riferimento alle stanze, al giardino ed al panorama che si poteva scorgere dalle finestre di questa villa, riadattata dalla famiglia Gozzano con affreschi in stile floreale. Numerose sono le fotografie che testimoniano i soggiorni estivi che la famiglia vi conduceva.
Uno dei componimenti più celebri, che richiama l’atmosfera della villa, è “L’amica di Nonna Speranza”, in cui Gozzano rievoca la vita e gli oggetti di un’epoca ormai svanita:
“Nonna Speranza serba ancora intatta
la casa, con le tele alle pareti
che il tempo ingiallì, con quei tapeti
di foggia antica e rada la frangia matta…”
A poca distanza da Villa Meleto un antico stagno fu trasformato in laghetto e ingentilito da un piccolo chalet su di un isolotto (dove ora rimane un basamento a ricordarne l’ingombro): lo “stagno che l’isola circonda”, una magica propaggine tra i boschi di Villa Meleto, che numerose volte troviamo in calce alle sue poesie. L’isolotto rimarrá sempre legato ad uno dei componimenti piú struggenti tra le poesie gozzaniane “Primavere romantiche” scritta nell’aprile del 1900, poco tempo dopo la morte del padre Fausto.
Villa Meleto offre un viaggio emozionante nella vita e nell’opera di uno dei più raffinati poeti del Novecento italiano. Passeggiando tra le stanze e il giardino, si percepisce ancora l’eco delle sue poesie, un intreccio di dolce malinconia e bellezza discreta.

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