Gli ambienti e gli arredi delle residenze sabaude approfonditi in questo percorso trasversale aprono una finestra sulla vita quotidiana dei sovrani e della loro corte, svelandone aspetti solitamente nascosti al pubblico.
La vita sia pubblica che privata dei Savoia era governata da precisi cerimoniali quotidiani. Sin dal XV secolo era gestita da tre uffici che assolvevano numerosi compiti. Tra questi, ad esempio, i pasti del sovrano spettavano all’ufficio della Casa, quello della Camera si occupava del suo abbigliamento mentre alla Scuderia erano affidati gli spostamenti. Ogni membro della corte aveva un preciso ruolo da rispettare, adeguato al proprio rango sociale. Ad esempio, la prima dama d’onore, appartenente alla nobiltà, aveva libero accesso alle stanze da letto della regina e si occupava delle procedure di risveglio, toeletta e vestizione.
In epoca barocca le esigenze cerimoniali prevedevano che il re e la regina svolgessero in forma pubblica anche le più intime azioni quotidiane, come la vestizione e il pranzo. Nel XVIII secolo i sovrani scelsero di abitare in ambienti confortevoli, più intimi rispetto ai grandi saloni seicenteschi: i piccoli gabinetti erano più facilmente riscaldabili e consentivano una maggiore privacy al riparo dagli sguardi della corte.
Tra la metà dell'Ottocento e l’inizio del Novecento, in particolare nelle residenze dedicate alla villeggiatura, le scelte per l’arredo furono improntate alla comodità e alla funzionalità, a testimonianza del passaggio a uno stile di vita borghese. Gli ebanisti Gabriele Capello e Henry Thomas Peters fornirono comodi salotti in stile neoclassico, insieme ai tavoli e all’attrezzatura per il gioco del biliardo, uno dei passatempi preferiti dei Savoia sin dal Seicento (a questo scopo erano adibite le “sale del trucco”). La ricerca di maggiore comfort si rispecchia anche nelle nuove tipologie di arredi e nelle innovazioni tecnologiche introdotte in alcuni ambienti. Nel 1842 la ditta Colla e Odetti dotò il Palazzo Reale dell’illuminazione a gas in sostituzione delle candele. Nel Castello di Agliè, Maria Cristina di Borbone installò le stufe in ceramica della pregiata manifattura di Castellamonte, mentre nel 1903 fece la sua comparsa al Castello di Moncalieri il primo ascensore con motore elettrico.
In questa ventata di modernità, particolare rilevanza assumono gli ambienti dedicati all’igiene personale. L’introduzione dell’acqua corrente segnò l’abbandono degli eleganti “Gabinetti di toeletta”, in favore di bagni più pratici, dotati di tutti i comfort. Si passa da soluzioni più spartane, come l’andito con water closet all’inglese della Palazzina di Stupinigi, ad esempi aggiornati, come il bagno di Elena di Montenegro in Palazzo Reale o quello di Umberto II, progettato in stile déco nel 1930. Casi unici sono invece la Sala da Bagno di Carlo Alberto a Racconigi (1830-1840), che rimanda ai tradizionali edifici termali della Roma antica e, a Moncalieri, il curioso Gabinetto di toeletta di re Vittorio Emanuele II a forma di tenda da campo.
Anche gli spazi destinati alla servitù furono interessati da soluzioni pratiche e salva spazio. In uno dei guardaroba del Castello di Moncalieri fu allestito, nell’anta di un armadio, un letto a ribalta mentre il vecchio caminetto fu riadattato a scaldavivande. A partire dall’Ottocento le cucine furono spostate dal piano terra ai sotterranei, venendo suddivise in diversi ambienti a seconda della loro funzione. Le cucine del Castello di Racconigi e di Palazzo Reale conservano ancora questa struttura, insieme a parte del ricco corredo di stoviglie. A seguito di questa riorganizzazione i pasti non furono più consumati nelle anticamere ma vennero allestite le apposite sale da pranzo, come quella voluta nel 1837 da re Carlo Alberto nell’appartamento d’Estate di Palazzo Reale.