
Corrado Giaquinto (1703-1766), Apollo e Dafne, 1733
Sulla parete nord del Salone di Villa della Regina, Corrado Giaquinto dipinse nel 1733 l’episodio di Apollo e Dafne. Il mito, narrato nelle Metamorfosi di Ovidio, racconta la vicenda di Apollo che, a causa di una vendetta di Eros, si invaghisce di Dafne, ninfa votata alla castità al seguito della dea Diana. Giaquinto mette in scena il momento in cui il dio sta per raggiungere la ninfa. Per sfuggire alle sue grinfie, Dafne chiede al padre Peneo, divinità fluviale, di cambiare le sue sembianze. Le sue dita iniziano così a trasformarsi in foglie d’alloro mentre i piedi si stanno ancorando al terreno come radici. Il tema dell’affresco, insieme al suo pendant sulla parete opposta, Venere che scopre il corpo senza vita di Adone, è incentrato sulla forza dell’amore ed è stato messo in relazione con le virtù femminili in onore della regina Polissena d’Assia-Rheinfels. Giaquinto fu chiamato a Torino nel 1733 dopo un periodo trascorso a Roma, dove l’agente di Carlo Emanuele III di Savoia lo ingaggiò al servizio del sovrano. A Villa realizzò ancora il perduto Trionfo degli dei per la volta della Camera da letto della regina, sei sovrapporte e due sovrafinestre con Storie di Enea, oggi divise tra il Quirinale e la Villa, e altre tele con soggetti mitologici per l’Appartamento del re.