Palazzo Madama

Duemila anni di storia per un edificio unico al mondo

La Storia

La casa dei secoli
La casa dei secoli è il Palazzo Madama. Nessun edificio racchiude tanta somma di tempo, di storia, di poesia […] è come una sintesi di pietra di tutto il passato torinese, dai tempi delle origini, dall’epoca romana, ai giorni del nostro Risorgimento”. Le parole di Guido Gozzano (da La casa dei secoli del 1914) echeggiano i duemila anni di storia di un edificio unico al mondo: nel I secolo porta decumana di Augusta Taurinorum; nel XIII secolo castello medioevale; nel Settecento capolavoro del barocco europeo; nell’Ottocento osservatorio astronomico e poi il luogo ove “[…] dal MDCCCXLVIII al MDCCCLXVI il Senato del Regno Subalpino prima, italiano poi, riaffermò e svolse lo Statuto Albertino, intrepidamente sostenne i diritti della Patria, suscitò tre guerre contro lo straniero oppressore, auspicò agli ardimenti della Crimea, volle preparò sancì l’unità nazionale, costituì il Regno d’Italia, proclamò Roma capitale” come recita il grande cartiglio, a lettere d’oro incise su fondo nero, della Sala del piano nobile di un Palazzo Madama che, più di ogni altra residenza sabauda, incarna il potere femminile.

Dimora delle Madame reali
Il Palazzo deve il suo nome alle due Madame Reali che nel Seicento lo scelsero come loro dimora ufficiale, segnando il passaggio da castello a residenza. Cristina di Francia, prima Madama Reale, vi si trasferì dal 1638, durante la reggenza per conto del figlio Carlo Emanuele II di Savoia, all’epoca minorenne. Per adeguare l’edificio alla vita di corte, Cristina incaricò l’architetto Amedeo di Castellamonte di coprire l’antico cortile medievale per realizzare, al piano nobile, un ambiente di rappresentanza e una grande sala per le feste e i ricevimenti.
Anche la seconda Madama Reale, Giovanna Battista di Savoia Nemours, abitò il palazzo dopo la morte del marito (1675), il duca Carlo Emanuele II. Per volontà della reggente le sale vennero riccamente decorate con preziosi stucchi dorati modellati da Pietro Somasso e spettacolari affreschi celebrativi delle virtù realizzati da Domenico Guidobono.

Il grande intervento di Filippo Juvarra
La trasformazione più sorprendente fu affidata all’architetto Filippo Juvarra che, tra il 1718 e il 1721, progettò la facciata e lo straordinario scalone a due rampe all’ingresso.

Il nuovo utilizzo istituzionale e museale
Con il trasferimento della capitale d’Italia a Firenze, dal 1884 Palazzo Madama è interessato dagli interventi di studio e restauro coordinati dall’architetto Alfredo d’Andrade, accompagnati da una campagna di scavi e ricognizioni capaci di ricostruirne la complessa e millenaria storia. Strumentale al principio di una nuova fase: dal 1934 Palazzo Madama accoglie le collezioni del Museo Civico d’Arte Antica in un percorso ora articolato su quattro piani di visita, svolgendo un itinerario attraverso il tempo e la Storia: il Lapidario Medievale nel piano fossato, il Gotico e il Rinascimento al pian terreno, le Arti del Barocco al primo piano e l’eccezionale raccolta di Arti Decorative al secondo piano. Nel 2011 ai piedi delle due torri è stato inaugurato il giardino medievale, un’oasi di pace e tranquillità nel pieno centro di Torino.

La Cronologia


  • I secolo a.C.: Viene edificata la Porta Praetoria della colonia romana Augusta Taurinorum come ingresso orientale1317-1320: sulla medievale Porta Fibellona viene edificata la domus dei Savoia Acaja
    Prima metà del XVII secolo: Ascanio Vitozzi prima, Carlo di Castellamonte poi, modificano la facciata

  • 1637-1640: Maria Cristina di Francia sceglie il castello medievale come sua residenza

  • 1684: Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, concluso il suo ruolo di reggente, prosegue il lavoro iniziato da Maria Cristina di Francia

  • 1718-1724: Filippo Juvarra costruisce la facciata, l’atrio e lo scalone monumentale

  • 1799-1814: Durante la dominazione francese il palazzo è sede del governo provvisorio

  • 1801: Viene abbattuta la galleria di collegamento con il Palazzo Reale

  • 1819: Su una delle torri medievali viene costruita una specola - poi distrutta - per l’osservazione astronomica

  • 1832: Carlo Alberto destina l’edificio a Regia Pinacoteca

  • 1883-1885: Alfredo D’Andrade restaura la parte medievale del palazzo riportandola all’assetto originario

  • 1934: Il palazzo apre al pubblico come Museo Civico d’Arte Antica

  • 2007: Palazzo Madama riapre dopo un lungo restauro

  • Oggi: Ospita il Museo Civico d’Arte Antica della Fondazione Torino Musei

Il Personaggio

Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours Duchessa di Savoia, Seconda Madama Reale, 1644-1724
La vedova del duca Carlo Emanuele II trasformò il Castello medievale in elegante Residenza barocca.

Figlia di Carlo Amedeo di Savoia-Vendome. Nel 1665 sposa in seconde nozze il duca Carlo Emanuele II, alla cui morte nel 1675 diventa reggente a nome del figlio Vittorio Amedeo II fino al 1684. Ultima discendente della linea collaterale di Filippo di Savoia, fratello di Carlo II, che aveva in appannaggio il ducato del Genevese e le baronie di Faucigny e Beaufort, riporta alla corona dei Savoia, dopo la sua morte, con l’estinzione del diritto di tale appannaggio, questi territori. La sua energica reggenza crea i presupposti per un rapporto teso con il figlio Vittorio Amedeo II, pur contribuendo ad avviare alcune riforme importanti per il consolidamento dell’immagine di uno stato in crescita. Per suo volere, secondo volontà già espresse dal marito, si inaugurano, ad esempio, a Torino due importanti istituti di formazione nobiliare come il collegio dei Nobili e l’Accademia Reale. Nel 1679 cede l’intero complesso di Vigna di Madama Reale (residenza collinare tanto amata dalla suocera Maria Cristina di Francia), all’ospedale di Carità di Torino: il provvedimento viene revocato nel 1682 e la vigna torna a essere di proprietà del figlio. Tra il 1714 e il 1718 promuove la celebrazione della sua immagine attraverso numerose imprese, tra cui il rinnovo dei suoi appartamenti a Palazzo Madama, opera degli scultori Giovanni Battista Baratta e Carlo Tantardini.