Palazzo Carignano

Linee barocche per il primo parlamento italiano

La Storia

La casa dei principi
A due passi dalla centralissima Piazza Castello, Palazzo Carignano costituisce una delle più importanti dimore barocche europee, un vero e proprio scrigno di tesori artistici, memoria sabauda e del Risorgimento Italiano.

La costruzione
La sua storia inizia nel 1679 quando, a seguito della morte del duca Carlo Emanuele II, nell’incertezza per la sua successione, il cugino Emanuele Filiberto Savoia-Carignano decise di costruire un edificio che rappresentasse la grandezza della stirpe, quasi a proporre un’alternativa alla magnificenza di Palazzo Reale. Fu quindi chiamato l’architetto Guarino Guarini che disegnò un progetto che avrebbe plasmato per sempre l’immagine del barocco piemontese. Fulcro del palazzo, che in origine aveva una pianta a C aperta verso i giardini e le scuderie, in corrispondenza dell’attuale piazza Carlo Alberto, è il monumentale atrio ovale, dal quale si articola il percorso cerimoniale nelle due maniche laterali. Intorno all’atrio si sviluppano due spettacolari scaloni simmetrici che conducono ad un salone ellittico un tempo coperto con una scenografica doppia volta. Lo sviluppo curvilineo delle architetture interne si ripercuote sull’andamento ondulato della facciata, riprendendo come modello il progetto di Gian Lorenzo Bernini per il Louvre a Parigi. Dall’ultimo decennio del Seicento, gli appartamenti divennero spunto internazionale per la decorazione d’interni. Fu affidata al milanese Stefano Maria Legnani la pittura delle volte, affrescate con mitologie che celebravano la figura del principe; Pietro Antonio Garoe e Pietro Somasso provvidero alle decorazioni in stucco, anticipando le forme del rococò francese; Giovanni Luigi Bosso rivestì di intagli e specchi le sale della manica meridionale, che da allora furono chiamate ‘dorate’.

Da dimora a Parlamento
Come ricordano due targhe commemorative, a Palazzo Carignano nacquero Carlo Alberto e suo figlio Vittorio Emanuele II. Con l’ascesa al trono del primo (1831) e il suo conseguente trasferimento in Palazzo Reale, si aprì un nuovo capitolo per la storia del palazzo. Ceduto al Demanio e svuotato degli arredi, trasferiti a Palazzo Reale, al Castello di Racconigi e a Pollenzo, nel 1848 divenne sede del Parlamento Subalpino, allestito nell’antico salone ellittico. Quando, con l’Unità d’Italia, quella sede risultò troppo piccola, si decise di raddoppiare l’edificio che andò a svilupparsi nell’attuale forma quadrangolare, con una nuova facciata rivolta verso piazza Carlo Alberto. In attesa del termine dei lavori, fu costruita un’aula parlamentare provvisoria, collocata nel cortile centrale: lì Vittorio Emanuele II il 17 marzo 1861 promulgò l’atto normativo che sancì la nascita del Regno d’Italia. Nel 1865 la capitale fu trasferita a Firenze e l’aula parlamentare prevista dall’ampliamento ottocentesco non venne mai utilizzata. Da quel momento, il palazzo divenne sede di diverse istituzioni culturali: mentre il piano terreno ospita gli eleganti Appartamenti dei Principi di Carignano, dal 1938 nelle sale del piano nobile è allestito il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano.

La Cronologia


  • 1679: Emanuele Filiberto principe di Carignano incarica Guarino Guarini di costruire il palazzo nell’ampliamento sudorientale della città

  • 1683-1685: Gio. Francesco Baroncelli dirige i lavori di costruzione

  • 1798-1814: Il governo francese adibisce il palazzo a Prefettura del dipartimento di Po

  • 1821: residenza di Carlo Alberto, il Palazzo è teatro dei moti liberali

  • 1848: Il palazzo diventa sede del Parlamento subalpino; Carlo Sada adegua il salone delle feste ad aula del Parlamento

  • 1864-1871: Domenico Ferri e Giuseppe Bollati demoliscono gli antichi giardini e realizzano la nuova manica per ospitare l’aula del Parlamento Italiano

  • Anni Settanta del XIX secolo: Il Palazzo è sede del Museo di Scienza Naturali fino all’inizio del Novecento.

  • 1884: Carlo Ceppi colloca in facciata il cartiglio a ricordo della nascita di Vittorio Emanuele II

  • 1938: Il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano prende sede al piano nobile. Nell’Appartamento di mezzanotte ha sede la Soprintendenza alle Belle Arti

  • 2011: apertura al pubblico dell’Appartamento dei Principi

  • Oggi: il Palazzo è in consegna alla Direzione Regionale Musei del Piemonte (Ministero della Cultura). Al primo piano ha sede il Museo Nazionale del Risorgimento

Il Personaggio

Emanuele Filiberto di Savoia detto il muto Secondo Principe di Carignano 1628 – 1709
Principe del ramo cadetto di Casa Savoia, fece progettare il palazzo da Guarino Guarini e vi dimorò per molti anni.

Figlio di Tommaso Francesco di Savoia-Carignano e di Maria di Borbone, il Principe di Carignano, Emanuele Filiberto di Savoia, nacque sordomuto. La scuola speciale per sordomuti più nota era in Spagna, dove il prete Don Manuel Ramierez conosceva un metodo per istruire le persone sordomute alla pari dei normodotati. Emanuele Filiberto di Savoia imparò a leggere ed a scrivere senza limitazioni, perciò poté studiare varie scienze. Sviluppò un talento per l'architettura, tanto da suscitare l’ammirazione di Guarino Guarini e di Antonio Bertola. A trent'anni imbracciò anche le armi, come colonnello al servizio del Re di Francia Luigi XIV, che tuttavia osò sfidare. Il sovrano pensava di manovrarlo come un burattino. Voleva imporgli una moglie francese, per farne un suo vassallo, qualora fosse diventato un improbabile erede al trono sabaudo. Lui scelse invece la donna che amava: Maria Caterina d'Este, bella e colta, del ramo cadetto dei Duchi di Modena. Osò sposarla il 7 novembre 1684, nel Castello di Racconigi, che l'architetto Guarini, su suo incarico, aveva trasformato in villa di delizie. Re Luigi s'infuriò e chiese che gli sposi ribelli fossero esiliati dal Piemonte. Emanuele non battè ciglio. Con la sua Maria Caterina andò a vivere a Bologna. Qui conobbe l'ambiente artistico frequentato da Legnanino. E lo chiamò a Torino, per affrescare il Palazzo che aveva commissionato nel frattempo a Guarini. Non fu però lui il primo ad abitarlo. Lo anticipò nel 1684 il giovane principe Eugenio, il suo valoroso nipote. Emanuele Filiberto, vi giunse nel 1685 e vi morì il 23 aprile 1709, stimato e onorato.