Castello di Rivoli

Tra passato, presente e futuro

La Storia

Residenza sabauda dal 1247
Il Castello di Rivoli sorge in un punto di controllo strategico a 15 km da Torino, sull’anfiteatro morenico che si apre all’imbocco della Val di Susa, a ovest rispetto la città. Le origini, come roccaforte militare, risalgono al XI secolo. Proprietà sabauda dal 1247, dalla seconda metà del Cinquecento l’edificio iniziò ad assumere l’aspetto attuale.

Gli ingrandimenti del Seicento
Prima residenza in Piemonte del duca Emanuele Filiberto, venne trasformato in palazzo di loisir grazie agli interventi dell’architetto Ascanio Vitozzi e di Carlo e Amedeo di Castellamonte. Il complesso si arricchì in quel momento della Manica Lunga, pinacoteca ducale, di oltre 140 metri.

Il progetto incompiuto di Juvarra
All’inizio del Settecento divenne uno dei luoghi più importanti per la vita della corte sabauda. Poco dopo aver acquisito il titolo reale (1713), Vittorio Amedeo II incaricò Filippo Juvarra di ricostruire il castello, il quale progettò un maestoso edificio che tra 1717 e 1727 convogliò gli investimenti artistici della corte. Per la quadreria furono selezionate le opere dei migliori artisti del tempo, come Gaspar van Wittel, Sebastiano Conca, Francesco Solimena, Sebastiano Ricci, Francesco Trevisani.
A seguito della prigionia di Vittorio Amedeo II, dal 1731 al 1732, il monumentale progetto juvarriano ebbe una battuta di arresto rimanendo incompiuto visto che il nuovo re, Carlo Emanuele III, convogliò altrove gli sforzi economici e progettuali, preferendo altre residenze come la Palazzina di Caccia di Stupinigi. Il Castello di Rivoli, edificato solo per metà, fu ancora oggetto di interventi a fine Settecento ad opera di Carlo Randoni, cui va attribuita la regia delle decorazioni delle sale al secondo piano, fra cui il salotto cinese (1793).

Il declino
Con la Restaurazione, l’arredo mobile fu in gran parte disperso. Venduto al comune di Rivoli nel 1883, il castello diventò una caserma militare. Colpito dai bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale, fu oggetto di un progetto di demolizione, fortunatamente mai realizzato. Un primo tentativo di recupero dell’edificio fu avviato in occasione dei festeggiamenti per il centenario dell’Unità d’Italia, nel 1961.

Il restauro e il Museo d’Arte Contemporanea
Dal 1979, grazie alla decisione della Regione Piemonte di acquisirlo in comodato per 29 anni, fu avviato un lungo cantiere di restauro guidato dall’architetto Andrea Bruno che pose fine al degrado dell’edificio, creando una suggestiva linea di continuità tra passato, presente e futuro.
Nel 1984 vi fu inaugurato al suo interno il primo Museo d’Arte Contemporanea d’Italia. Il Museo possiede tre piani espositivi nell’Edificio Castello e quello, unico nel suo genere, al terzo piano della Manica Lunga. La Collezione annovera opere dagli anni Sessanta ad oggi, con particolare riguardo verso l’Arte Povera, la Transavanguardia, Minimal, Body e Land Art, oltre che le mostre temporanee. Grazie all’accordo stipulato nel 2017 tra la Fondazione Cerruti e il Castello di Rivoli, dal 2019 è aperto uno spazio ad essa destinato, con una raccolta che spazia dalle opere del Rinascimento ai grandi maestri dell’arte contemporanea come Bacon, Picasso, Modigliani, Warhol, Klee e Kandinskij.

La Cronologia


  • 1247: Tommaso II entra in possesso del castello già dei Vescovi di Torino

  • 1562-1571: Francesco Paciotto inizia la trasformazione del castello medievale

  • 1584: Ascanio Vitozzi amplia il castello

  • 1606: Carlo di Castellamonte subentra nella direzione del cantiere

  • 1643-1647: Antonio Maurizio Valperga lavora al cantiere del castello

  • 1693: Un grave incendio distrugge gran parte dell’edificio

  • 1711: Michelangelo Garove trasforma il castello su modello delle coeve regge europee

  • 1715: Filippo Juvarra progetta la trasformazione del castello come grande residenza reale. Il progetto è documentato da grandi quadri di Gio. Paolo Pannini e dal modello ligneo di Carlo Maria Ugliengo

  • 1727: interruzione dei lavori: il castello rimane incompleto

  • 1792-1798: Il castello è dato in appannaggio a Vittorio Emanuele duca d’Aosta

  • 1883: Il castello viene acquistato dal Comune di Rivoli

  • 1978: la Regione Piemonte inizia il radicale restauro dell’edificio su progetto di Andrea Bruno

  • 1984: il castello apre al pubblico come sede del Museo d’Arte Contemporanea.

  • Oggi: sede del Museo d’Arte d’Contemporanea

Il Personaggio

Vittorio Amedeo II Duca di Savoia re di Sardegna 1666-1732
Il primo Re sabaudo voleva farne la sua Versailles, ma il sogno restò incompiuto.

Figlio di Carlo Emanuele II e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, nel 1675 succede al padre sotto la reggenza della madre fino al 1684, quando assume definitivamente il potere. Nello stesso anno sposa Anna d’Orléans. Nel 1769 la madre cede la Vigna di Madama Reale al complesso dell’ospedale di Carità, ma questo provvedimento viene revocato e nel 1682 l’edificio torna in possesso del duca, che concede all’ospedale l’opportunità di ipotecarne il fabbricato al fine di ricavarne denaro. Si tratta di uno dei primi decreti che segnano l’emancipazione del giovane duca dalla madre. Da fine Seicento matura infatti in Vittorio Amedeo la volontà di trasformare la struttura istituzionale dello stato, che è riorganizzata a partire dal secondo decennio del Settecento. Dal 1692, con la consorte, soggiorna per un breve periodo alla Vigna del cardinal Maurizio. Nel 1711 promuove nuovi lavori presso La Mandria, dichiarando la sua intenzione di creare un ricovero per cavalle di razza. La fine della guerra di successione spagnola (1713) segna l’ascesa del ducato al rango di regno con l’acquisizione della Sicilia. Nel 1714, in occasione dell’incoronazione svoltasi a Palermo, incontra a Messina Filippo Juvarra: a lui commissiona la progettazione di un nuovo palazzo per la caccia, la palazzina di Stupinigi, destinata al futuro erede Carlo Emanuele III e alla moglie Polissena d’Assia. Nel 1720 la Sicilia è ceduta in cambio della Sardegna; Vittorio Amedeo II diventa primo re di Sardegna. Nell’ultimo decennio di governo sceglie come luogo di residenza preferito la Venaria Reale, praticando le battute di caccia in altri luoghi, in particolare a Stupinigi. Durante uk suo regno promuove numerosi lavori alla Venaria Reale: nel 1717 inizia la costruzione della cappella di Sant’Uberto, nel 1724 il completamento degli appartamenti nobili e latro opere di abbellimento della residenze. Nel 1729 autorizza la creazione dell’Orto Botanico in prossimità del castello del Valentino. Nel 1730 abdica lasciando il potere a Carlo Emanuele III, che ha con la figura paterna, se pur per soli due anni, un rapporto molto conflittuale, paragonabile alle tensioni dello stesso Vittorio Amedeo II verso la madre.