Scalone d’onore

Il grande scalone d’onore di Palazzo Reale si snoda su due piani attraverso un sistema di rampe incrociate. Da esso si accede al piano nobile, introdotto dal Salone degli Svizzeri. L’ambiente si presenta oggi secondo la sistemazione voluta da re Vittorio Emanuele II. Nel 1857 il sovrano affidò l’incarico all’architetto e scenografo Domenico Ferri, originario di Bologna ma attivo a Torino già dal 1851, dove fu chiamato per ricoprire il ruolo di ornatista dei regi palazzi e di docente di pittura in Accademia. Insieme all’architetto di Real Casa Pietro Foglietti, Ferri decise di rinnovare profondamente gli spazi, preservando solo il Monumento equestre di Vittorio Amedeo I risalente al XVII secolo e posto in una nicchia al pian terreno. La decorazione dell’intero ambiente venne dedicata alla celebrazione della storia di Casa Savoia. Particolare risalto fu dato alle figure di Emanuele Filiberto, che può essere considerato il rifondatore del ducato a partire 1563, quando spostò la capitale da Chambéry a Torino, e di re Carlo Alberto, padre di Vittorio Emanuele II e morto appena pochi anni prima, nel 1849. Due alte sculture in marmo di Carrara, raffiguranti proprio Emanuele Filiberto e Carlo Alberto, si fronteggiano a metà scalone, in corrispondenza dell’incrocio delle rampe. Per la loro realizzazione vennero chiamati due tra i maggiori scultori del momento: il genovese Sante Varni e il ticinese Vincenzo Vela. L’assegnazione della scultura da realizzare fu decisa tramite sorteggio, alla presenza di Domenico Ferri e dei ministri della corte: a Varni toccò Emanuele Filiberto mentre Vela mise in opera il Carlo Alberto. La centralità del duca e del sovrano è ulteriormente ribadita nella volta dove Paolo Emilio Morgari affrescò una elaborata Apoteosi di Emanuele Filiberto e di Carlo Alberto.

Palazzo Reale