Salone

Il Salone accoglie i visitatori al primo piano di Villa della Regina e divide i due lati della residenza, occupati dagli appartamenti destinati al re e alla regina. Progettato dal 1729 da Filippo Juvarra per fornire uno spazio consono alle feste della regina Polissena d’Assia-Rheinfels, fu ideato come spettacolare cornice per le esigenze cerimoniali della corte sabauda. Qui l’architetto rielaborò le idee che aveva messo a punto per il salone mai completato del Castello di Rivoli: si trattava di un tema architettonico centrale per Juvarra, che nello stesso giro d’anni progettò anche il salone della Palazzina di Caccia di Stupinigi. Nella Villa, rimodernò le preesistenze seicentesche creando un’ampia sala sviluppata su due piani, aperta verso l’esterno e ricolma di luce. Due vestiboli sovrastati da tribune collegate da una sinuosa balconata fungono da accesso al vano centrale, coperto da una grande volta.
Dal 1733 si avviò il cantiere di completamento pittorico, affidato a quattro distinte personalità. Le pareti furono dipinte a quadratura, con colonne e trofei militari che scandiscono la partitura architettonica. L’autore, Giuseppe Dallamano, modenese attivo in Piemonte dal 1717, veniva pagato nel 1736 per i lavori effettuati alla Villa. Il risultato arioso della sua pittura diede allo spazio l’aspetto di uno scenografico palcoscenico per la vita di corte. Il centro volta era occupato dal Carro di Aurora. Il dipinto, distrutto durante i bombardamenti del 1943 è storicamente attribuito a Giuseppe Valeriani, attivo con Juvarra anche al Salone di Stupinigi. Sulle pareti, nei riquadri incorniciati dalle poderose colonne Corrado Giaquinto, pittore formatosi a Napoli e Roma, dipinse come finti quadri le storie di Apollo e Dafne e Venere che scopre il corpo senza vita di Adone. Il veneto Giovanni Battista Crosato si occupò invece delle allegorie delle Stagioni per le volte dei vestiboli, con una pittura in questo caso non imbrigliata nella quadratura architettonica.
L’unitarietà del progetto pittorico è stata confermata durante i restauri che hanno messo in luce l’uso, da parte dei pittori coinvolti, dello stesso colore azzurro, proveniente da un’unica fornitura.

Villa della Regina