Salone ellittico
Il Salone ellittico della Palazzina di caccia di Stupinigi, definito già durante il Settecento come “il capriccio o il sogno di un architetto”, è un capolavoro dell’architettura europea del XVIII secolo. Progettato come spazio versatile (salone per feste, balli, matrimoni) ricolmo di luce, fu concepito da Filippo Juvarra come una spettacolare struttura aperta verso l’esterno.
Le soluzioni per il salone furono studiate da Juvarra in una serie di disegni oggi custoditi a Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica di Torino. Il primo progetto per la palazzina, presentato a re Vittorio Amedeo II nel 1729, ne esemplifica il ruolo di perno per tutta la composizione architettonica, collocandolo al centro di quattro corpi di fabbrica proiettati verso lo spazio circostante.
Il salone si sviluppa su due piani e presenta una pianta ellittica con grandi finestre. A metà altezza, una balconata, utilizzata dai musici durante le feste, movimenta il perimetro ellissoidale, creando un profilo quadrilobato.
Se il progetto del grande salone centrale del Castello di Rivoli era rimasto incompleto, a Stupinigi Juvarra poté concretizzare le sue fantasie fortemente influenzate dal mondo del teatro. Per la straordinaria decorazione dell’interno, l’obiettivo dell’architetto fu quello di creare una scenografia illusionistica in grado di far dialogare le diverse arti con le componenti architettoniche. Per realizzare questa illusione, l’intero spazio fu affrescato dai fratelli Domenico e Giuseppe Valeriani con finte architetture che inquadrano scene del mito di Diana, il motivo iconografico che funge da filo conduttore tra le sale della palazzina. Ancora su idea dell’architetto furono realizzate le suppellettili, come i paracamini dipinti con cacciagioni da Giovanni Crivelli (1733) e le appliques con teste di capriolo intagliate da Giuseppe Marocco (1734).