Sala di Ifigenia
Nel Seicento la Sala di Ifigenia aveva la funzione di anticamera maggiore e introduceva all’Appartamento della duchessa. Si tratta di un ambiente appartenente alla prima fase dei lavori della reggia, avviati da Amedeo di Castellamonte su incarico di Carlo Emanuele II nel 1658. Indicata come Sala di Ifigenia per via delle storie affrescate nel fregio, nel corso del XVIII secolo è denominata anche Sala del trucco. A queste date al centro della camera si trovava un tavolo da biliardo, gioco cui si dedicavano i membri della corte. Era inoltre utilizzata come mensa dal Gran Maestro, figura cui spettava la responsabilità delle attività quotidiane.
L’arredo originario è purtroppo andato perduto nel corso delle vicende ottocentesche della Reggia, ma stando all’inventario del 1711, l’unico che si è conservato e che restituisce la situazione interna delle sale, sappiamo che l’ambiente ospitava più di centocinquanta dipinti. Dal documento si ricava inoltre che le tappezzerie erano in tessuto giallo.
L’attuale allestimento della sala intende presentare al visitatore i padroni di casa dalla reggia: il duca Carlo Emanuele II e la duchessa Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours sono evocati da due ritratti e da uno splendido Quadruplice ritratto sabaudo recentemente acquisito dal Consorzio della Venaria Reale. Al duca alludono anche gli arazzi di manifattura di Bruxelles raffiguranti episodi delle Cacce di Diana e Apollo, poiché proprio nel 1671 aveva commissionato nelle Fiandre un ciclo di sei arazzi (perduto) per arredare le stanze verso i giardini. La tela raffigurante Diana attribuita a Pietro Ricchi rimanda invece alla Madama Reale, che spesso veniva ritratta nelle vesti della dea della caccia.