Sala del consiglio
La Sala del Consiglio è uno degli ambienti maggiormente interessati dai rinnovi promossi da re Carlo Alberto negli anni trenta e quaranta dell’Ottocento. Posta nel piano nobile, fu realizzata alla metà del Seicento per ospitare l’alcova del duca Carlo Emanuele II. Di questa prima fase, databile al 1658-1662 circa, rimangono il fregio e il soffitto in legno intagliato e dorato, all’interno del quale è inserito il dipinto raffigurante il Sogno di Annibale, firmato e datato (1661) dal pittore di corte Jan Miel.
Nel 1836 Carlo Alberto affidò a Pelagio Palagi il rinnovamento dell’ambiente che il bolognese portò a compimento grazie a una collaudata équipe di professionisti al servizio delle sue idee. L’ambiente fu così trasformato nel luogo in cui il sovrano presiedeva il Consiglio dei ministri. Per la rapida e buona riuscita dei lavori fu fondamentale l’apporto dell’ebanista Gabriele Capello detto Moncalvo, al quale si devono la maggior parte degli arredi sia fissi che mobili in legno. Tra questi un posto di assoluto rilievo è occupato dalla coppia di splendide poltrone caratterizzate da fantasiosi tritoni reggi-braccioli. Stando ai documenti d’archivio sottoscritti dall’ebanista, i lavori si conclusero entro il 1838. Alla ditta torinese di Giovanni Colla e Chiaffredo Antonio Odetti si deve invece la fusione in bronzo di un altro importante arredo della sala, il tavolo dello Statuto, così chiamato perché è dove Carlo Alberto sottoscrisse lo Statuto albertino il 4 marzo 1848.
La sala è nota anche come Sala dei Beati per via della serie di nove dipinti appesa alle pareti celebranti alcuni avi di Casa Savoia morti in odore di santità, come la beata Margherita o il beato Umberto.