Sala dei trionfi di Bacco

La Sala dei trionfi di Bacco al primo piano del Castello di Rivoli svolge la funzione di atrio tra i due appartamenti reali. La sua decorazione richiamava simbolicamente il punto d’incontro tra la zona riservata al re e quella riservata alla regina: il tema nuziale è celebrato dall’Incontro di Bacco e Arianna dipinto sulla volta dal toscano Sebastiano Galeotti tra il 1721 e il 1722. Tutt’intorno, la decorazione a stucco è riconducibile all’équipe del luganese Pietro Somasso, con composizioni vegetali e conchiglie in linea con il gusto europeo più alla moda. In questa sala, l’architetto Filippo Juvarra progettò un allestimento dalla forte impronta architettonica, scandendo lo spazio con colonne e lesene e creando giochi di volumi attraverso la struttura voltata con lunette, i due ambienti semicircolari chiamati “buffetti” e i nicchioni con busti scolpiti all’antica. Per questi ultimi, Juvarra decise di celebrare il tema dell’unione coniugale tra sovrani sabaudi riutilizzando due opere seicentesche già presenti nelle collezioni, i busti di Carlo Emanuele II e Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours nelle vesti di Adone-Apollo e Venere-Diana. I “buffetti” furono invece progettati come scaffalature destinate a ospitare le collezioni di porcellane, che all’epoca testimoniavano il buon gusto del sovrano e la sua raffinata cultura. I due piccoli ambienti semicircolari furono decorati con grottesche, putti e fiori da Francesco Fariano tra il 1729 e il 1730.
Il pavimento della sala è quello originale, eseguito dallo scalpellino Carlo Berardo nel 1725. Mescola tre varietà marmoree (nero di Como, bianco di Busca e grigio di Valdieri) per creare un effetto ottico di tridimensionalità.
Sino al 1846, nella sala erano presenti diversi arredi oggi non più in loco. Uno di essi è attualmente conservato al Palazzo Reale di Torino ed è stato riconosciuto come proveniente da Rivoli grazie alla lettura dell’inventario che nel 1727 ne aveva descritto gli arredi: si tratta di un tavolo in marmo bianco di Carrara sostenuto da tre puttini e scolpito da Carlo Tantardini nel 1720, il cui grazioso piglio rococò si intonava perfettamente alla pittura di Galeotti sulla volta.

Castello di Rivoli