Galleria d’Arte
Situata al piano nobile, nell’ala occidentale, la lunga manica era destinata già dalla metà del Seicento all’esposizione delle opere d’arte della famiglia San Martino d’Agliè.
La Galleria venne poi riallestita nell’ambito dei più estesi interventi di risistemazione promossi nel XIX secolo da Carlo Felice e dalla moglie Maria Cristina di Borbone. Dopo l’occupazione francese, il re e la regina scelsero Agliè come loro residenza prediletta, impegnandosi per renderla abitabile tutto l’anno, sia come sede di villeggiatura che come luogo di rappresentanza.
I lavori che interessarono la galleria iniziarono nell’estate del 1827 e finirono appena due anni dopo, nel 1829. Diversamente dalla galleria gemella, la Galleria verde situata nell’ala opposta, in questo spazio l’architetto saluzzese Michele Borda optò per una maggiore semplicità di allestimento, ricorrendo a colori tenui e stucchi di tonalità pastello. Risale a questa fase anche la mobilia: consolles, panche e sgabelli.
Spetta a Maria Cristina, dopo la morte del marito, la scelta dei dipinti e delle sculture da collocarvi. Era proprio la regina ad interessarsi maggiormente alle opere degli artisti contemporanei, mentre Carlo Felice preferiva il teatro e l’archeologia. Maria Cristina arricchì la collezione di Agliè, commissionando le opere direttamente agli artisti oppure acquistandole in occasione delle esposizioni pubbliche, come quelle che si tenevano presso la Società Promotrice di Belle Arti di Torino. La regina prediligeva soprattutto soggetti celebrativi della dinastia sabauda, che commissionò ad artisti piemontesi ma anche ad esponenti dell’Accademia di Roma, come ad esempio Francesco Podesti, che aveva potuto apprezzare nel corso dei suoi lunghi soggiorni nella capitale pontificia.