Gabinetto di toeletta della regina
Appena salito al trono nel 1730, il primo cantiere decorativo voluto da re Carlo Emanuele III per il Palazzo Reale di Torino riguardò la sistemazione degli ambienti del padiglione angolare a nord-est al piano nobile. Si tratta di un settore secondario rispetto agli ambienti di parata posizionati verso la piazza, che fu utilizzato come Appartamento d’Inverno. L’architetto Filippo Juvarra progettò alcuni piccoli ambienti dedicati allo studio, al riposo e alla preghiera. Il Gabinetto del Segreto maneggio per gli affari di Stato (così denominato nel XVIII secolo perché destinato all’amministrazione, poi ridefinito come Gabinetto di toeletta della regina) fu completamente rivestito di specchi incorniciati di intagli dorati, lavorati dall’équipe degli intagliatori Giovanni Luigi Bosso, Pietro Giuseppe Valle e Giovanni Strada. Per la decorazione dell’ambiente furono chiamati i migliori artisti in circolazione a Torino in quegli anni: Pietro Piffetti e Francesco Ladatte realizzarono le straordinarie librerie con tavoli a muro, Giambattista Crosato dipinse un paracamino con Venere nella fucina di Vulcano e Claudio Francesco Beaumont dipinse la volta con le Virtù proprie di un monarca. L’ambiente conduce ad un piccolo vestibolo che si apre su un pregadio, uno spazio destinato alla preghiera privata. Anche qui, la progettazione juvarriana studiò ogni dettaglio compositivo creando ambienti minuscoli ma preziosissimi. Il vestibolo fu rivestito di boiseries dorate e intagliate dalla stessa équipe al lavoro nella saletta adiacente, entro le quali furono incastonate opere già presenti nelle collezioni sabaude, come i pannelli a grottesche e fiori di Pietro Vidari e Lorenzo Bononcelli, ma anche commissionate per l’occasione, come le undici telette con episodi della Gerusalemme Liberata realizzati da Carle Vanloo. Nel vestibolo fu in seguito posizionato il lavabo appartenuto alla regina Margherita. Per il pregadio, rimaneggiato nel 1847 da Gabriele Capello, Luigi Prinotto e Pietro Piffetti approntarono rispettivamente l’inginocchiatoio e il rivestimento con scansie, entro il quale è inserito il dipinto di Francesco Trevisani con la Madonna e il Bambino.