Cappella di Sant’Uberto
Negli appartamenti reali non poteva mancare la cappella per la preghiera e nel 1767 l’architetto Ignazio Birago di Borgaro disegnò quella per il re nella Palazzina di caccia di Stupinigi. Fino al 1774, l’architetto fu infatti attivo nel completamento degli allestimenti per la Palazzina.
La cappella fu dedicata a Sant’Uberto, patrono dei cacciatori, le cui reliquie, affidate dal papa ai Savoia nel 1669, erano conservate nella vicina chiesa parrocchiale. Il santo è quindi il protagonista della pala d’altare eseguita da Vittorio Amedeo Rapous, che realizzò anche una gloria di putti ad affresco per il cupolino. L’altare, in vivaci marmi rossi, verdi e gialli, fu coronato da teste di cherubini scolpiti dai fratelli Ignazio e Filippo Collino.
La cappella vera e propria è preceduta da un’anticamera già decorata all’epoca di Juvarra. Nel riallestimento del 1767 furono in parte mantenuti gli affreschi della volta, realizzati da Giovanni Battista Crosato e Girolamo Mengozzi Colonna con figure femminili e trofei venatori (1733). L'originario ovato centrale fu invece ricoperto da una decorazione architettonica dipinta da Giacomo Borri e anche le pareti furono rinnovate. I cambiamenti dipesero dal fatto che le pitture originarie non erano più ritenute decorose, probabilmente perché vi erano affrescare scene tratte dal mito di Diana raffiguranti la dea nuda: in occasione della benedizione della nuova cappella, si decise di coprire quei dipinti, in modo da non creare imbarazzi durante l’uso. Sulle pareti, Ignazio Nepote dipinse i medaglioni a monocromo con coppie di putti, entro le cornici realizzate da Gaetano Perego. Quest’ultimo si occupò anche della decorazione delle porte volanti e degli sguinci delle finestre.